Luca Tiraboschi: "Vi racconto Winter, il mio fumetto"
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Luca Tiraboschi: "Vi racconto Winter, il mio fumetto"

"No, in Winter non c'è nulla di mio. E' tutta invenzione, tutta una storia". Dall'altro capo del telefono Luca Tiraboschi, ex storico direttore di Italia 1 ed ora uno dei responsabili di tutti i programmi Mediaset, non sa di aver detto una bugia, innocente. Ma ci metterà poco a capirlo e ad ammetterlo. Sarà che forse parlare del suo fumetto, della sua storia, di quei personaggi e di quel mondo fantastico che ha creato e staziona stabilmente dentro di lui "...è come una seduta dallo psicologo". Winter è quel fumetto ambientato all'interno del Monte Rushmore, negli Stati Uniti (per intenderci quello famoso per avere i volti di 4 presidenti degli Stati Uniti scolpiti sopra) un mondo parallelo fatto di zombie, vampiri, mutanti e soprattutto lupi mannari. "Il nome in realtà arriva da mio figlio, ed è figlio come tutta la saga di un rifiuto. La sua idea era di creare una storia con dei personaggi a metà tra i transformer ed i mutanti con i nomi delle quattro stagioni in inglese. Spring, summer, fall ed appunto winter. Mi è bastato poco per collegare tante cose: winter, l'inverno, la stagione del freddo, dei lupi, e dei lupi mannari. La storia parte da qui, da questo lupo mannaro ma al contrario dato che lentamente ma inesorabilmente si sta trasformando in essere umano, diventando così una minaccia per gli altri, un nemico da combattere". Ma quanto è diverso questo mondo "nascosto"? "Sembra diverso ma è molto simile. Ci sono addirittura le riunioni del cdl, il Consiglio dei Lupi, una specie di consiglio di amministrazione. So questo mondo, sulla sua vita quotidiana aleggia l'"Homo Hominis Lupus" di latina memoria. Un po' proprio come accade nella nostra vita di tutti i giorni" Winter è un fumetto che se ha diversi legami con alcuni classici (come non vedere riferimenti a Dylan Dog o alla recente saga dei vampiri) ma anche molte diversità... "Siamo un po' tutti figli dei fumetti del passato, chi più chi meno, ed è vero che c'è anche traccia della saga dei vampiri tra film e letteratura. Winter ha una patina di nostalgico, sicuro ma soprattutto dal punto di vista tecnico e del disegno è molto diverso dagli altri. L'impaginazione, la griglia, la foliazione non è quella "standard", ma ogni pagina è diversa, ogni cartella mai uguale all'altra. In più è tutto a colori e tutto fatto rigorosamente a mano..." ...da Massimo Noè. Che rapporto c'è tra il disegnatore e chi come te scrive la storia? "Innanzitutto bisogna dire che il nostro rapporto va contro l'attuale regola del mondo del fumetto dove scrittore e disegnatore sono sempre più spesso la stessa persona. Ma la mia mano non era all'altezza delle mie storie; così ho cominciato a cercare... Io e Massimo ci siamo conosciuti anni fa quando ho cominciato ad appassionarmi e ad avvicinarmi a questo mondo. L'ho conosciuto come persona e come disegnatore. Ma non basta. Bisognava trovarsi in "sintonia" anche su questa storia. Serve un rapporto di "osmosi" con il disegnatore. E così è stato. Io sono molto dettagliato nei miei racconti e nella sceneggiatura e voglio che questi dettagli siano presenti anche nelle tavole che Massimo realizza. Lui è bravo nel seguire le mie istruzioni e anche, quando serve, a dirmi ogni tanto dei no".  Tutto fa pensare ad un lavoro per nulla semplice e soprattutto "rapido"... "E lo è. Ci vogliono mesi per creare una storia anche perché, come dire, non è la nostra professione ma lo facciamo nel tempo che il lavoro ci lascia libero". Qual è il pubblico di Winter? "Non ha età. Winter come ogni fumetto guarda ai giovani ma anche ai loro padri che ricordano magari i tempi della loro adolescenza con i primi fumetti tra le mani. Di sicuro non basta solo il fumetto. Se si vuol parlare soprattutto con i più giovani bisogna adattarsi ai loro linguaggi ed alle loro "tempi": i social, il digitale, gli smartphone. Winter deve saper e poter vivere anche in quel mondo anche se il web ha in qualche maniera reso ancor più complicato il mondo del fumetto". Lei arriva dalla televisione. Ci dobbiamo aspettare che il suo lupo mannaro sempre più umano sbarchi un giorno sul grande o sul piccolo schermo? "Perché no? La sceneggiatura, la storia è stata scritta per essere utilizzata in diversi modi, anche con una telecamera. Ma adesso è un po' presto per dire dove, come e quando".  

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