I boss della 'ndrangheta al circolo "Falcone e Borsellino": il VIDEO
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I boss della 'ndrangheta al circolo "Falcone e Borsellino": il VIDEO

Cena a base di pastasciutta a 'nduja, olive calabresi, stuzzichini e frutta per il vertice della 'ndrangheta riunita il 31 ottobre scorso nel circolo Arci Falcone e Borsellino nel centro di Paderno Dugnano, inaugurato nell'ottobre del 2008 da Salvatore Borsellino, fratello del magistrato ucciso dalla mafia in via D'Amelio nel 1992. ''Io ricordo una cena come tante altre - ha raccontato  Arturo Baldassarre, allora vicepresidente e oggi presidente del circolo, consigliere comunale del Pd a Paderno fino al febbraio scorso - Erano una trentina e vollero una sala con un tavolo sistemato a ferro di cavallo, i prodotti per la cena li portarono loro e l'incasso per il circolo fu di 75 euro per l'affitto della sala e 95 euro di vino, acqua, caffe'''.  Alle pareti della sala grande del bar la foto più nota dei due magistrati antimafia uccisi, quella dell'inaugurazione con Salvatore Borsellino, le bacheche con gli appuntamenti. Alla cena del vertice, molto spartana con piatti e bicchieri di carta, i partecipanti arrivarono tra le 19,30 e le 20 e se ne andarono per le 23,30. ''Parlarono tutta la sera, erano solo uomini, notai che si erano seduti in modo da rispettare una certa alternanza giovani, anziani, io facevo avanti e indietro per servire ai tavoli, non ricordo alcun discorso particolare - racconta ancora Baldassarre - Mi ricordo del brindisi finale, forse diedero un bicchiere anche a me, ma a cosa brindarono non potrei proprio dirlo''.

Gli investigatori, di dubbi, pare invece non ne abbiano: quella cena sarebbe servita a eleggere Pasquale Zappia al vertice dei clan calabresi in Lombardia. Una strategia dell'accordo tra 'ndrine che avrebbe avuto anche il consenso di Domenico Oppedisano, 78 anni, il Capo dei Capi arrestato ieri e promotore, secondo la Procura, di una strategia pacifista tra le famiglie calabresi. La fotografia dei boss seduti a ferro di cavallo attorno alla tavola del circolo Falcone e Borsellino di Paderno ha subito fatto il giro di tutti i siti Internet e dei giornali internazionali: simbolo di una 'ndrangheta diversa da quella del passato, una 'ndrangheta - hanno spiegato gli investigatori - verticistica e unitaria più simile alla vecchia Cosa Nostra e capace - proprio come Cosa Nostra - di infiltrarsi anche nei settori vitali dell'economia legale del Nord Italia.

« All’inizio degli anni Settanta Cosa Nostra cominciò a diventare un’impresa anch’essa. Un’impresa nel senso che attraverso l’inserimento sempre più notevole, che a un certo punto diventò addirittura monopolistico, nel traffico di sostanze stupefacenti, Cosa Nostra cominciò a gestire una massa enorme di capitali. Una massa enorme di capitali dei quali, naturalmente, cercò lo sbocco. Cercò lo sbocco perché questi capitali in parte venivano esportati o depositati all’estero e allora così si spiega la vicinanza fra elementi di Cosa Nostra e certi finanzieri che si occupavano di questi movimenti di capitali, contestualmente Cosa Nostra cominciò a porsi il problema e ad effettuare investimenti. Naturalmente, per questa ragione, cominciò a seguire una via parallela e talvolta tangenziale all’industria operante anche nel Nord o a inserirsi in modo di poter utilizzare le capacità, quelle capacità imprenditoriali, al fine di far fruttificare questi capitali dei quali si erano trovati in possesso »

Paolo Borsellino, intervista rilasciata a Jean Pierre Moscardo e Fabrizio Calvi due mesi prima di essere ucciso. Parlava della penetrazione di Cosa Nostra nel Nord Italia. Uno scenario che si attaglia perfettamente alle risultanze emerse finora dalle indagini sulla 'Ndrangheta condotte dai procuratori Pignatone e Bocassini

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