"Marchionne, non chiudere Cassino e Pomigliano"
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"Marchionne, non chiudere Cassino e Pomigliano"

\"La Fiat e il territorio: accorpamento, chiusura o sviluppo? Quali politiche industriali per questo paese?\". Eccolo lo slogan della manifestazione indetta dalla Fiom Cgil a Piedimonte San Germano (Fr) dove sorge uno degli stabilimenti Fiat a rischio chiusura. Alcuni giorni fa l'ad della casa torinese Sergio Marchionne aveva infatti annunciato: \"In Italia c'è uno stabilimento di troppo\", mentre ieri è arrivata la notizia che Pomigliano effettuerà una chiusura produttiva dal 20 al 31 agosto e che per 2.150 persone scatteranno due settimane la cassa integrazione. E sono proprio Pomigliano e Cassino a rischiare di ritrovarsi ben presto accorpate. Un'ipotesi che significherebbe la perdita di altri 2mila posti di lavoro nello stabilimento frusinate che ha già licenziato, nell'arco di un anno e mezzo, 1.200 operai e che lavora al 50% producendo, di fatto, un solo modello di auto, la Giulietta. Una tegola che andrebbe ad abbattersi su un territorio dove su mezzo milione di residenti 100mila sono disoccupati e dove solo pochi giorni fa la Videocon di Anagni, storica azienda che fabbricava televisori, ha lasciato a casa 1.300 persone, mentre decine di piccole e medie aziende chiudono o gin giorno o non riescono più a pagare gli stipendi. A certificare il fallimento della strategia di Marchionne in Italia sono i numeri: il manager italo-canadese aveva previsto di produrre in casa 1 milione 400mila vetture mentre ad oggi sono meno di 500mila; modelli nuovi non se ne vedono e quelli che escono dagli stabilimenti italiani non tirano più sul mercato; i dati sulle vendite a giugno attestavano una perdita del 24% - ai livelli del '79 - mentre nello stesso periodo la Volkswagen balzava a un +6%. Panorama.it ha intervistato gli operai della Fiat di Cassino, il segretario provinciale della Fiom e quello nazionale, Maurizio Landini, intervenuto alla manifestazione. \"Il piano Fabbrica Italia si è disciolto - ha detto Landini - il governo intervenga per favorire l'ingresso di altri produttori di auto in Italia. Serve un nuovo piano straordinario della mobilità\".

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